Incontri

dal 28 dicembre 2020 al 10 gennaio 2021

Ore 12.00
Incontro – streaming

Conferenza stampa

Martedì 22 Dicembre ore 12:00 sulla nostra pagina Facebook  diretta streaming per la conferenza stampa di questa VII edizione del nostro Festival!
Gli “abbracci sospesi” non si fanno attendere.
Invece noi vi aspettiamo online, a “braccia aperte” .

Ore 17.00
Incontro – streaming

Ammalarsi di meraviglia

Lasciati in pace quando cade la neve
Incontro poetico tra racconti, esperienze e poesia del Teatro del Magopovero

Luigi D’Elia dialoga con il Maestro Antonio Catalano

Un incontro poetico per parlare dell’infanzia come età dello sguardo. I bambini sono educatori, filosofi e poeti, ci insegnano ad essere lì e da nessun’altra parte, a liberarci di sovrastrutture, a meravigliarci, a giocare e a creare con materiali semplici, poveri, essenziali. L’infanzia è un luogo sospeso, leggero, senza tempo, che ci chiede di metterci in contatto con le altre anime, per vivere con fragilità, tenerezza, vulnerabilità, comprensione. E’ l’infanzia che ha ispirato la levità dei grandi pittori del Novecento: Paul Klee invita i visitatori delle sue mostre ad andare nelle scuole dell’infanzia per capire l’essenza del mondo. La Pedagogia Povera è l’elogio del “tonto”, che sa ancora meravigliarsi, è l’invito ad “abbandonarci con gli occhi nei cieli infiniti, a non aver paura di esplorare quel pianeta che nessun occhio vede, a lasciarci andare al sussurro, alla vertigine, ad abbandonarci alla luna, ululando nei boschi, facendo il verso del pesce, muovendo le braccia come ali, per sentirci liberi di stare nei mondi immaginari, quei mondi che sono al nostro fianco, che ci prendono per mano e ci accompagnano coccolandoci nell’abbandono d’infanzia, là dove le parole non erano ancora piene di senso, ma piene di suoni di vento, di pioggia, di grida, di pianti di gioia”.

pagina Fb Magopovero


ANTONIO CATALANO E GLI UNIVERSI SENSIBILI

Antonio Catalano nasce a Potenza nel 1950. Artista affermato fin dagli anni settanta, è tra i fondatori della compagnia teatrale professionale “Casa degli Alfieri”.
Nel 1999 partecipa alla Biennale di Venezia con il progetto “Universi sensibili” e da allora crea spettacoli intesi come incontro, eventi internazionali, pubblicazioni, installazioni, percorsi poetici, mondi da esplorare con l’immaginazione e la meraviglia, oltre a coordinare progetti formativi e pedagogici.
Nel 2013 inaugura lo spazio d’arte Magopovero, spazio espositivo, creativo, artistico nel quale sono esposti percorsi poetici e opere creati negli anni in tutto il mondo e dove vengono proposti numerosi eventi, laboratori e spettacoli.
Catalano sta promuovendo in tutto il mondo il movimento poetico della “Pedagogia Povera”, con momenti formativi, laboratoriali, narrativi e spettacolistici.

La Pedagogia Povera
Che cos’è la “Pedagogia povera” e come può una pedagogia definirsi povera, con tutto quello che c’è da insegnare e da imparare? Proprio in questa apparente contraddizione sembra risiedere la provocazione che Antonio Catalano, da artista, lancia a maestre, insegnanti, genitori: si può fare meno. La povertà è intesa non come uno stato ma come una meta, un obiettivo verso cui tendere. Una condizione che per essere raggiunta richiede un gesto preciso: quello della sottrazione.
Osservando l’artista lavorare con bambini, genitori, insegnanti… si tocca con mano come il suo operare per sottrazioni sia in grado di rimettere in contatto tutti i soggetti con il fulcro dell’agire educativo: la relazione.
La sua azione tocca per prima cosa lo spazio. Antonio Catalano agisce a partire da quello che c’è. Limiti e imperfezioni del luogo diventano il punto di partenza per una reinvenzione e risignificazione dei contesti. La seconda sottrazione riguarda le parole. Si può comunicare facendo ricorso a suoni e “versi”. Si può dialogare e cantare con bisbigli, fruscii, pernacchie, vociare di uccelli. Una grande possibilità, in una società sempre più multietnica.
La povertà è evidente negli oggetti che si utilizzano come materiale di lavoro: vecchi fogli di giornale ingialliti, avanzi di fili di lana, cucchiaini da caffè arrugginiti. Nel lavoro di creazione la bellezza e la sacralità che si cela in questi oggetti naturali o quotidiani si manifesta in tutta la sua potenza.
“Nessuno, dopo aver passato alcuni giorni a lavorare con Antonio, è in grado di raccontare con precisione l’esperienza vissuta: apparentemente ci si è limitati a ridere e giocare. Un gioco semplice e complicato al tempo stesso. A cui tutti possono accedere. Per il quale non serve nulla oltre quello che già c’è. E che si basa sulla difficilissima richiesta di sottoporsi ad un’ultima coraggiosa sottrazione: sospendere il giudizio e l’incredulità. Riavvicinarsi alla condizione infantile per cui nel poco c’è già moltissimo e un filo trovato per terra può diventare un tesoro.

La sottrazione riguarda anche la parola, il prelinguaggio in qualche modo sembra quasi un errore verbale, ma in realtà è l’origine della parola: prima di essere detta la parola è suono, è balbettio. In questo senso il prelinguaggio caratteristico della prima infanzia acquista un enorme valore poetico e filosofico perché esso, liberato da significato, si colloca nella dimensione magico-evocativa che per antica natura le creature possiedono. Infanzia quindi come preistoria dell’umanità, in cui i segni sono collegati direttamente ai sogni e all’anima, dove limiti e imperfezioni del luogo diventano il punto di partenza per una reinvenzione e risignificazione dei contesti.
L’infanzia non va intesa come età anagrafica, ma come un’età dell’animo, che pone al centro lo sguardo. L’infanzia, quindi, è un modo di guardare il mondo per iniziare a stupirsi e a meravigliarsi.
Essa alberga nelle creature fragili e curiose che sono pronte ad esplorare il mondo. Creature il cui ruolo è quello di essere esploratrici dell’anima.
La fragilità è uno dei cuori della pedagogia povera. La fragilità ci mette in relazione col mondo, con lo stare al mondo. Fragile è anche l’insegnante, persona fragile fra i fragili.

Ore 17.00
Incontro – streaming

Rime vitamine

Uso e manutenzione della poesia nella vita dei bambini e di tutti
Incontro con Bruno Tognolini
Introduce Francesca Russo

Le poesie, gli scongiuri, i proverbi, la pubblicità, le preghiere, i rap, le rime orali dei giochi dei bambini, e via giù fino ai cori degli stadi. Tutto ciò che la voce dice in rima ha un potere speciale: fa qualcosa, fa accadere qualcosa. Lo dice anche il suo antico nome greco: “poiesis” viene dal verbo “poieo”, che vuol dire “io faccio”. Le rime fanno. Ma attenzione: non tutte fanno bene. Come tutte le altre cose, solo le rime fatte bene fanno bene. Un volo di manutenzione in questo antico potere del fare bene dicendo, con tanti e sonanti esempi detti in voce, mostrati in video, suonati in audio.

Bruno Tognolini è nato a Cagliari nel 1951. Vive fra Bologna, Lecce, e i mille incontri coi lettori nelle scuole e biblioteche di tutta Italia. Ha lavorato nel teatro con Vacis, Paolini, Baliani. In televisione è stato per anni tra gli autori dell’Albero azzurro ed è tra gli ideatori e gli autori della Melevisione. Ma il suo primo e ultimo amore restano i libri: una cinquantina di titoli dal 1991 a oggi vincendo due volte il premio Andersen e arrivando nella cinquina del Premio Strega ragazzi nel 2017.

www.facebook.com/tognolini.b – per conoscere Bruno tognolini consulta il sito www.tognolini.online

 

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Ore 17.00
Incontro – streaming

Il digitale, da limitazione a nuova opportunità

coordina Cira Santoro
Partecipano all’incontro: Silvano Antonelli, Renzo Boldrini, Cristina Cazzola, Giulietta Debernardi, Chiara De Bonis, Lorenzo Donati, Anna Fascendini, Federica Migliotti, Claudio Milani, Fabrizio Pallara, Davide Venturini, Federica Zanetti

Durante il lockdown il dibattito sul digitale ha diviso il mondo del teatro tra favorevoli e contrari. In particolare, tra gli operatori del teatro ragazzi c’è stata una forte resistenza al teatro in video dovuta alla centralità della relazione diretta con lo spettatore bambino, ma dopo quasi dieci mesi di chiusura dei teatri sono nati molti contenuti e formati che utilizzano la rete come nuova frontiera per mantenere vivo il rapporto con il proprio pubblico e raggiungerne di nuovi.
Cosa è cambiato nel frattempo? Quali riflessioni sono state fatte a proposito? Siamo di fronte a una nuova opportunità o è solo un’esperienza di passaggio?
Una finestra su alcune tra le più significative esperienze maturate nei mesi della pandemia raccontate dagli stessi protagonisti.

Cira Santoro è responsabile del Teatro Ragazzi per ATER Fondazione e responsabile del Teatro Comunale Laura Betti di Casalecchio di Reno (Bo).